• Sabato 30 gennaio 2016 ore 17:00

    Palazzo Stella - inaugurazione

     

    UNA MATITA NELL’ANIMA

    mostra personale di Omar Galliani

    a cura di Mario Napoli

     

    aperta fino al 17 febbraio 2016

    da martedì a sabato

    ore 15:00 – 19:00

     

    Genova, SATURA art gallery

     

     

    S’inaugura sabato 30 gennaio 2016 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Una matita nell’anima” di Omar Galliani a cura di Mario Napoli. La mostra resterà aperta fino al 17 febbraio 2016 con orario 15:00 – 19:00 dal martedì al sabato.

     

    “Non è nella cosa in sé, ma nei gradi d’ombra,

    e nei prodotti del chiaroscuro, che risiede la beltà”.

    Junichiro Tanizaki

     

    Il segno della matita che vortica sovrapponendosi in una tramatura fittissima e diafana, la luce che si irradia dall’interno della figurazione come generata dalla sua stessa materia, i volti bellissimi ed inaccessibili che traspaiono dalla superficie pittorica affioranti da una dimensione sospesa tra reale ed immaginario: questo è Omar Galliani. L’artista emiliano che ha sedotto il mondo con una matita, strumento disarmante nella sua semplicità e potentissimo se si osservano gli esiti che ha raggiunto, sia per grandezza di dimensioni, sia per forza evocativa e suggestiva.

    Il dialogo continuo con il disegno rinascimentale e l’influenza dei grandi maestri del ‘500 hanno determinato il nitore, la cura del dettaglio, la perfezione formale della figura, ma è nel rapporto simbiotico di interazione fisica tra la materia (il legno, la carta, la matita, i pigmenti) e il gesto dell’artista che si sostanzia la magia percettiva delle opere di Galliani. Come un maestro di calligrafia, Galliani imprime nel segno reiterato il pensiero, l’anima ed il sogno. La perizia esecutiva non è fine a se stessa, ma è un vero e proprio strumento espressivo di quella materia impalpabile ed indistinta che genera la magia poetica di questi lavori. 

    L’emozione scaturisce dal trovarsi di fronte a volti che sembrano scrutarci, forse solo la Gioconda di Leonardo possiede la stessa ambigua malia: non è lo spettatore ad indagare l’opera, osservarla, ma è essa stessa, consapevole del suo incanto, a guardare compiaciuta la nostra meraviglia. I visi di Galliani sembrano consci di essere creati per essere mostrati e, puntualmente, ci sfuggono enigmatici nel loro complesso di desideri, pensieri o misteri.

    L’artista ricorre all’ombra come fondamentale elemento percettivo: l’oscurità ingentilisce lo splendore della luce rendendo significante il loro sfumare l’una nell’altra, definendo lo spazio ed i volumi, rivelando la natura tattile delle superfici. La sua poetica risulta così più vicina a quella della cultura giapponese nel concepire l’ombra come la reale sorgente da cui scaturisce la luce e cogliere la stretta relazione tra la corporeità fisica dell’oggetto e l’incorporeità della sua ombra che, cambiando la percezione dell’osservatore, apre un rapporto diretto con la dimensione del tempo.

    Il disegno appare palpitante di vita e mutevole, grazie alla luce cangiante della matita che lo illumina di colori; Galliani dichiara di utilizzare “la grafite che geologicamente è un giovane diamante” e quindi di avvalersi della sua natura di “minerale che dall’oscurità viaggia verso la luce, la più brillante di tutte, il diamante, pura e assoluta luminosità.”

    Così come la matita tende alla luce, così Galliani ricerca e rappresenta quell’ideale di bellezza puro ed effimero che ha attraversato la storia della pittura. (Testo critico a cura di Flavia Motolese)




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