• Natale De luca

    "Il colore e l'anima"

    mostra personale a cura di Mario Napoli

    Inaugurazione sabato 8 febbraio 2020 ore 17:00

     

    Il titolo della mostra, “Il Colore e l'Anima”, è stato scelto volutamente da Natale De Luca parafrasando il libro di Davide Puccini, “IL LIBRO E L'ANIMA”.

    Per molti questo titolo può apparire scontato, quasi insignificante, forse presuntuoso, ma nella sua essenza e per chi conosce Natale De Luca, sa che questa espressione linguistica è strettamente inerente alla sua persona, la quale pone da sempre il suo lavoro in una sfera di pura poesia, proprio in virtù di marcati tratti poetici che in esso sono espressi. Egli, dopo oltre sessant’anni di lavoro, manifesta ancora quell'innocente atteggiamento di un principiante, quell'entusiasmo di un artista la cui diffusa fama è frutto di esposizioni importanti e di collezionisti appassionati, ma, tutto ciò non ha mai intaccato la sua modestia, né lo ha spinto a ritenersi al di sopra di altri.

    Il suo linguaggio è maturato nello studio approfondito dell'uso delle terre. Da questa ricerca è scaturita quella comprensione racchiusa nei pigmenti naturali, nell'intimità della loro essenza cromatica, nella delicatezza del colore, il più delle volte tenue, discreto, caldo. I pigmenti naturali delle terre sono alla base del fare pittura, sono alle origini dell'esperienza umana, da qui nascono i punti salienti del percorso di De Luca, punti che lo hanno portato oggi a lavorare con colori acrilici a olio o pastelli, a cimentarsi in una sfida che è per lo più un gioco molto serio, che consiste nel cercare di dare forma al percettibile e motivarne il gesto nel sensibile. Un procedimento che lo ha sorretto nel compimento di un rilevante numero di opere, alla creazione di un lavoro alla stregua delle Kantiane idee estetiche che eccedono nel sensibile, per cui ogni mezzo è orientato e reperibile in quel fine; quel fine imprevedibile e mai dominato interamente a priori.

    I lavori di De Luca nascono così, cioè nel fare e agire al loro interno tutto un intreccio cromatico dal forte impatto visivo, astratto, un processo operativo analogo a quello di costruzione dinamica di forme, il cui significato sconfina in ambito sensoriale, puramente personale. Tutto ciò coinvolge e avvolge, ne percepiamo il fascino, cediamo all'opera, entriamo in essa, certi di apprendere nuove sensazioni, magari emozioni, che si perdono all'interno di campiture velate, segni graffianti trascendono nel contemplativo, in un darsi all'arte e perdersi in essa, dove ritorna come monito il pensiero di Arthur Schopenhauer “...la vita è un pendolo che oscilla tra noia e dolore, ma, un breve stato di benessere lo ritroviamo nell'arte”.

    Ora equiparare opera e critica non può che ricadere in un gioco linguistico al quale dobbiamo sottrarci, proprio con un chiaro riferimento al Wittgenstein delle Ricerche filosofiche, mantenendo l'ordine visivo e la critica su due piani diversi. Quindi l'opera dello scrivente non mira al raccoglimento di asserzioni positive in ambito teorico letterario, ma ha il dovere di riportare il tutto al visibile, relegato però a una soggettiva condizione culturale. Avvertiamo, da un’analisi organica di tutta l'opera di De Luca, un carattere inventivo sotto forma di apologia avvertita, raffinata e intelligente, una congiuntura apprezzabile nella pura sensazione del bello platonico, dove l'essenza va ritrovata all'interno dell'opera e nella sua segreta sublimazione.

    Quello che è chiaro, è che quel segno, quelle campiture cromatiche sono e nascono in relazione tra loro, negano una natura emblematica e ogni rinvio simbolico fisso, cristallizzato, ma aprono all'immaginazione e al percepibile, appunto all'Anima, sulle basi della forza dell'informale gestuale. Va quindi ricordato che seguendo Merleau-Ponty, le prospettive lungo le quali si apre il mondo, sono sempre parziali, in quanto il processo della percezione è interminabile “...il percepito da-percepire è sempre in eccedenza rispetto all'atto percepito”.

    Ora il procedere operativo di De Luca, è quello che nel condurci alla forma, attua un progressivo spogliarsi da ogni potenzialità referenziale, abbandonandosi alla virtù di colori mobili, vibrati, graduali nei passaggi e nelle trasparenze, abbaglianti e sospesi, disposti secondo scansioni armoniose e calibrate, tutte realtà che lo contraddistinguono e lo immettono nel registro cromatico dell'astrattismo contemporaneo. (Testo critico a cura di Silvio Seghi)

     

    aperta fino al 22 febbraio 2020

    dal martedì al venerdì ore 9:30–13:00 / 15:00–19:00

    sabato ore 15:00–19:00

    Genova, SATURA Palazzo Stella




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