• Sabato 14 maggio 2022 dalle ore 16:00

    SATURA Palazzo Stella

     

    UNKNOWN LANDSCAPE

    mostra personale di Vinicio Momoli

    a cura di Ugo De Angelis e Mario Napoli

     

    Sabato 14 maggio 2022 a partire dalle ore 16:00, si apre, nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra personale di Vinicio Momoli “Unknown landscape” a cura di Ugo De Angelis e Mario Napoli, testo critico a cura di Cesare Orler.

    Vinicio Momoli opera in una sottile linea d’ombra in cui, al giorno d’oggi, pochi artisti hanno il coraggio di avventurarsi. Il suo lavoro è stato più volte avvicinato alla Minimal Art.

    Tra chi mi ha preceduto, il Prof. Renato Barilli ha giustamente sottolineato la “tara fastidiosa” della corrente americana: la dipendenza dall’angolo retto e dal rigore formale che risale all’astrattismo geometrico.

    Momoli riesce a fare un passo oltre e superare quell’ostacolo abbattendo qualunque geometria possa limitare la sua creatività. Ne può fare uso, ma senza mai creare un precedente che possa vincolarlo per le future opere. Lo fa ricorrendo a un uso della materia primitivo, giustificato dalla sua stessa procedura esecutiva. Siamo difronte a un artista che non ha paura di abbondare con l’impiego di materiali relativamente recenti – plastica, gomma, acciaio corten. La difficoltà che si riscontra in molti artisti contemporanei è sapersi fermare per evitare l’horror vacui: la paura del vuoto. Infatti, la materia può affascinare a tal punto gli artisti da non riuscire più a gestirla e iniziare ad abusarne. Momoli riesce con grande maestria, frutto di un’esperienza che ha inizio nei primi anni ’60, a gestire la materia senza diventarne mai schiavo e riuscendo a gestirne il peso, la massa e le dimensioni in maniera esemplare. Non è raro trovarsi al cospetto di opere mastodontiche e restare stupefatti dall’incredibile leggerezza dei materiali che, al contempo, lavorano sull’immagine originando un effetto di incredibile pesantezza. Sono opere che affermano la propria presenza distaccandosi dalla parete per conquistare il nostro spazio vitale, come delle sculture. Questo, di contro, introduce una questione fondamentale per i collezionisti. Secondo il più recente report Artprice sul mercato dell’arte mondiale, la scultura occupa solamente l’8% delle opere acquistate nelle case d’asta, qualunque altro genere e supporto (videoarte esclusa) riscontra un indice di acquisizione più elevato. Questo ci porta alla fatidica domanda. Perché?

    In parte potrebbe dipendere dal costo vivo più elevato – una scultura in marmo deve necessariamente partire da qualche migliaio di euro in base alla dimensione per coprire i costi del materiale – oppure dalle ore di lavoro che mediamente sono maggiori, ma la risposta definitiva è un’altra.

    La scultura necessita di instaurare con noi un dialogo ben più serrato della pittura, della fotografia e in generale di tutto ciò che semplicemente si appende a una parete, perché impone al possibile collezionista di negoziare il proprio spazio vitale con l’ingombro dell’opera.

    Un dipinto riempie una parete vuota dove non si può far altro che appenderci qualcosa, mentre la scultura ci sottrae uno spazio che potrebbe essere occupato da svariati oggetti ben più utili nella nostra quotidianità. Questa profonda differenza ci porta a una considerazione che per molti potrebbe risultare inaspettata. La scultura è il genere artistico con il più basso indice di restituzione/permuta/rivendita. Riflettendoci bene non è nemmeno poi tanto sorprendente. Il collezionista pronto ad acquisire una scultura non può farsi prendere dall’entusiasmo perché deve già pensare a cosa sacrificare per far spazio alla nuova opera e una volta che questa entri a far parte della collezione, affermerà la sua presenza con un’enfasi notevolmente maggiore di qualunque altro dipinto. Possiamo giungere a un’importante conclusione: chi compra una scultura, difficilmente è pronto a separarsene una volta aggiunta alla collezione.

    Perché questa lunghissima considerazione? Perché le opere di Momoli riescono ad affermare la propria presenza vitale allo stesso modo delle sculture e restituiscono le medesime soddisfazioni pur limitandosi ad essere appese. Riescono ad aggredire e conquistare il nostro spazio vitale con una forza invincibile.

    Avendo ora chiarito il valore aggiunto di questi lavori e la profonda relazione con la scultura – tra l’altro ben rappresentata in questa mostra – procediamo con l’analisi degli aspetti più “pittorici” del suo operare.

    Vinicio Momoli non nega l’essenza dei suoi materiali, questo significa che preferisce optare per la cromia più naturale in modo che sia il materiale a presentare se stesso in tutta la sua essenza. È una caratteristica non comune perché richiede la capacità di saper “sentire” la materia, di saper ascoltare i suoi richiami interni e accostarla a materiali e forme che la valorizzino. Tutto questo è spiegato dall’artista quando afferma di iniziare l’opera con un’idea in mente, ma poi non ha alcuna paura di stravolgere i suoi piani per rispettare il volere del materiale. Di nuovo ci troviamo davanti a un modo di operare davvero maturo, comune ai più grandi scultori di ogni epoca. Questa capacità di avvertire le vibrazioni interne della materia lo ha portato a specializzarsi in quella che ha ritenuto essere l’elemento a lui più congeniale: la gomma.

    Nelle opere di Momoli si possono vedere di volta in volta tutte le proprietà fisiche della gomma al loro massimo grado di espressione. Si può trovare la gomma in tutta la sua elasticità nelle opere come quella presente in copertina, in cui forma dei sottili rotoli; si può trovare in tutta la sua resistenza nelle opere più massicce in cui vengono composti grumi informi con pistola a caldo; infine, si può trovare in tutta la leggerezza fisica e formale nell’accostamento di strisce su pannelli di legno o di acciaio. In quest’ultimo caso le soluzioni adottate sono davvero innumerevoli, ma quello che spicca, a mio modesto parere, è un ciclo di opere in cui le strisce stese in orizzontale compongono delle torri in cui cromaticamente si avverte non solo una vibrazione cromatica ma anche la lentezza della costruzione di una solida architettura compositiva, di nuovo potrebbero tornare alla mente diverse opere di minimal art.

    È proprio a partire da quest’idea di costruzione che mi posso ricollegare a un altro riferimento già presentato da Barilli. Momoli rielabora il minimalismo alla luce della process art e dell’Anti-form.

    Queste due tendenze hanno determinato da un lato la svolta dinamica e cromatica del minimalismo, dall’altro ne hanno accelerato il suo superamento. Momoli esegue proprio un intervento cromatico, anche se abbiamo visto che rispetta sempre la “voce” del materiale, e un intervento dinamico. Le opere hanno un doppio carattere di stasi ed evoluzione. Sembrano dei reperti antichi frutto di scavi archeologici, ma sembrano anche in continuo deperimento. Il tempo agisce come una fiamma che rigonfia, liquefa e scompone la superficie. Questa ambivalenza viene sempre sottolineata e al contempo risolta dal gesto inequivocabile di Vinicio Momoli. Quel gesto che scava forme in negativo nelle sculture in pietra, che segna l’orizzontalità spiccata delle opere di design e che riesce a riordinare come in un puzzle tutti gli elementi dei suoi dipinti.

    Non potrei mai chiamarlo pittore perché pur impiegando tutte le soluzioni più canoniche della pittura, profondità, prospettiva, contrasto simultaneo, chiaroscuro etc, lo fa sempre da pittore, scultore, architetto e designer contemporaneamente. Il suo è uno sguardo pieno e consapevole dei vari aspetti dei materiali ed è questo che gli permette di stare in quella terra di nessuno tanto scomoda quanto in vista. Momoli è, a mio avviso, uno degli artisti maggiormente capaci di valorizzare l’espressività dei materiali a lui congeniali tenendo sempre a mente quando ci si può spingere oltre e quando conviene fermarsi. (Timeless. Manufatti di un futuro passato testo critico a cura di Cesare Orler).

    La mostra resterà aperta fino al 15 giugno 2022

    dal martedì al venerdì 9:30-13:00 / 15:00-19:00, il sabato 15:00-19:00




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