• S’inaugura sabato 5 maggio 2012 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Donne del mondo” di Ana María García Ruiz a cura di Elena Colombo. La mostra resterà aperta fino al 19 maggio 2012 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.

     

    La malva essiccata o un pezzetto di stoffa color del vino, rimasti nascosti tra le pagine di un libro sono piccole cose che fanno nascere dolci ricordi del passato, questo scriveva Sei Shônagon alla Palazzo Imperiale di Kyôto.

    Nelle opere di Ana María García Ruiz si ritrova lo stesso amore raffinato per i dettagli, lo stesso sguardo femminile, delicato e disincantato che descrive un incontro elettivo tra cultura e natura. È un racconto di viaggio che sposta il punto d’osservazione e modifica le scene, mostrando donne di ogni parte del mondo. Ci sono geisha che sembrano assorbire la voce verde e calma del bosco, ragazze africane che, con i loro abiti bianchi richiamano la luce del sole e giovani polinesiane avvolte in  morbidi tessuti che riprendono la vivacità rigogliosa della vegetazione. In questo itinerario c’è forse un briciolo di esotismo ma non è il paradiso di un Gauguin in fuga dalla realtà o di un Salgari in cerca di un suo spazio chimerico. Non c’è traccia di una visione coloniale orientalista di Ingres o delle riproduzioni enciclopediche dei romanzi d’avventura. Se in ogni tela resta un pizzico di suggestione romantica, essa deriva dalla sovrapposizione di una serie d’immagini fiabesche e viene espressa in funzione di un sogno nel quale la figura femminile è soggettiva e universale al tempo stesso. Come la cortigiana del X secolo, la pittrice spagnola mette le sfumature al centro di composizioni in cui le tinte e le linee inseriscono i ritratti nello sfondo. È un dialogo continuo e paritetico con un ambiente fortemente emotivo, che riflette i sogni e le sensazioni fugaci di un momento magico e reinterpretato seguendo le orme delle più grandi scuole artistiche occidentali e asiatiche. Nei paesaggi lussureggianti o tra le case di una città incantata (ma assolutamente possibile), le donne racchiudono la tranquillità e la trasformano in movimento e contatto, spezzando armoniosamente gli equilibri grafici, spesso trasformando il discorso cromatico in suono. Tutto può essere ricondotto a una dimensione uditiva, dove il potere delle parole e delle note genera strutture fittizie; ogni cosa si svela nell’atto della lettura di un testo che si fa contesto.




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